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Un filo rosso. Un filo rosso che riunisse le tappe più significative del mio percorso musicale, collocandole in una cornice nuova. È quanto mi chiedevano gli amici che da qualche mese avevano organizzato, coordinato e tramato a mia insaputa, dando corpo ad un progetto che doveva costituire un omaggio per il mio compleanno imminente. Guidati dalla regia instancabile di mia moglie Cristina, gli amici musicisti avevano reperito lo studio di registrazione, ingaggiato fotografo e grafico, completato il mosaico degli strumentisti, procurato due arrangiatori che mi alleggerissero il lavoro. Dal canto loro gli amici di tutti i giorni avevano aderito con entusiasmo, contribuendo a finanziare una produzione che quanto a dimensioni si presentava piuttosto onerosa. C’era infine un solista d’eccezione come Flavio Boltro, che andava messo nella condizione di dare il meglio di sé. Superfluo dire che mai sorpresa fu più gradita.

Ma non era impresa facile: negli anni avevo attraversato un’infinità di generi musicali, tanto che alla mano che doveva guidare il filo rosso si offriva una molteplicità di percorsi possibili e praticabili.

Nell’arco di alcuni mesi il disegno si è infine delineato: attorno a un doveroso omaggio a tanta generosità (For my Friends) si collocano a specchio, ripescati fra gli inediti, due brani new musette (Ca du Gress e Le magicien) e due latini con venature di tango nuevo (Peppino e Pirandello pipistrello), composizioni che si situano al confine fra musica popolare e jazz: come a dire, nel mio elemento naturale. La musica soul e pop (nel disegno speculare Walk on by e Here comes the Sun) e le avanguardie jazzistiche degli anni Ottanta (Folk Song, Question and Answer) rappresentano invece il sostrato musicale della mia gioventù, denso di emozioni.

Va da sé che inanellare ricordi tracciando un bilancio del proprio operato rischia di dar vita ad uno spazio museale, ad un archivio inerte di cose già viste. Per questo motivo il tutto è stato inserito in una cornice strumentale inusitata per la fisarmonica, in cui alla sezione ritmica si affiancano tre strumenti a fiato. Spero così di aver fatto cosa gradita: agli amici e al pubblico che vorrà calarsi in questa realtà musicale.

 

 

 

A fil rouge. A common thread that brings together the most significant stages of my musical path, placing them in a new frame. I was asked to do this by friends, who a few months ago had started organizing, coordinating and plotting without my knowledge, giving shape to a project that was supposed to be a tribute in view of my upcoming birthday. Guided by the tireless direction of my wife Cristina, my musician friends had found a recording studio, hired a photographer and a graphic artist, completed the mosaic of the instrumentalists, and secured two arrangers that would lighten my work. On another front, everyday friends had enthusiastically joined, helping to finance a production that, on the whole, was going to be rather pricey. There was finally an exceptional soloist like Flavio Boltro, who was put in a position to give his best. Needless to say, the surprise was most appreciated.

However, it was not easily done: over the years, I have been through an infinity of musical genres, so that the hand that had to guide the fil rouge offered a multiplicity of possible and practicable paths.

After a few months, the drawing was finally outlined: around a dutiful tribute to aforementioned generosity (For my Friends) are placed, as in a mirror, and dug out from among unpublished work, two new Musette pieces (Ca du Gress and Le Magicien) and two Latin pieces with hints of Tango Nuevo (Peppino and Pirandello pipistrello), compositions that are on the boundary between popular music and jazz. In other words, my natural element.

Soul and pop music (in the combination of Walk on by and Here comes the Sun) and the jazz avant-garde of the Eighties (Folk Song, Question and Answer) correspond, on the other hand, to the musical foundations of my youth, dense with emotions.

It is understood that enumerating memories by giving an account of one’s own work might conjure up a sort of museum space, a stagnant archive of things already seen. For this reason, everything has been inserted into an unusual instrumental setting for the accordion, in which three wind instruments play alongside the rhythmic section. I hope I have done something pleasant for my friends and for the audience that will gladly walk down this musical path.

 

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